25 aprile 2021



Buongiorno a tutti e buon 25 aprile.

E’ il secondo anno consecutivo che ci ritroviamo a dover celebrare il 25 aprile in un mondo profondamente cambiato, soggetti a restrizioni fino a poco tempo fa impensabili.  
Questo 76° anniversario della liberazione dal nazifascismo ci trova in un’epoca segnata da profonde incertezze.

Anche la reazione degli stati alla pandemia è stata la più svariata, se il presidente Bolsonaro, chiarendo che è solo l’economia che conta e che deve andare avanti, si è spinto fino a dire che il virus non esiste, altri hanno ritenuto legittima una compressione delle libertà personali tale da prevedere la fucilazione di chi sorpreso in giro in violazione del lockdown. 

L’estrema destra è stata paradossalmente la prima a manifestare contro le restrizioni imposte nell’ultimo anno; sappiamo bene che non è il valore delle libertà individuali a muoverli; è a difesa degli interessi della classe dominate, della produzione e delle economie forti, che le azioni di questi soggetti hanno sempre risposto
Bisogna però fare molta attenzione a non bollare come reazionario o complottista chiunque presenti un pensiero critico sulla gestione della pandemia, bisogna fare attenzione e impedire a quella gente di cavalcare facilmente, come in passato, un periodo di difficoltà, per conquistare consenso popolare. 


La cosa che ci spaventa è il sentir discutere solo di come e quando tutto, a livello di produzione e consumo, tornerà come prima.
Se si continuerà a non prendere atto dell’urgenza di un cambio di rotta globale, di scardinare, per dirla come Serge Latouche, la religione del profitto, lo sfruttamento delle risorse naturali e degli uomini più ricchi a danno dei più poveri continuerà a crescere, come ha fatto in tutti questi anni, andando giorno dopo giorno ad erodere le garanzie sociali, frutto di decenni di lotte sanguinose.

Nel 2001 al G8 di Genova eravamo in molti a sostenere che globalizzazione e libero mercato avrebbero condotto a disastri umanitari ed avrebbero accentuato le disparità sociali e lo sfruttamento, fummo picchiati e diffamati dalla grancassa mediatica come teppisti e delinquenti.

E’ ormai evidente che il modello di sviluppo attuale provoca danni ambientali irreversibili, e come assicurano molti scienziati, possono portare alla diffusione di nuovi virus. 


Alcuni comandanti partigiani, avevano ben chiaro che una volta abbattuto il fascismo, sarebbero state le grandi forze e gli interessi dell’economia e della finanza internazionale il terribile leviatano contro cui battersi, per scongiurare catastrofi e per arrivare ad una società dove la giustizia sociale non fosse solo un vuoto enunciato di principio. 

Purtroppo la fine della seconda guerra mondiale non ha portato alla generale liberazione dei popoli, ma alla generale liberazione del mercato. 

Pasolini già pochi anni dopo, diceva che il consumismo é riuscito dove il fascismo ha fallito: a trasformare antropologicamente gli uomini, ad anestetizzare le coscienze, ad assuefarle alla mediocrità e alla sopraffazione; dovremmo infatti indignarci se due giorni fa, libici, maltesi ed elicotteri europei di Frontex, sono rimasti tutti insieme a guardare centinaia di persone affogare in mare, valutando che la cosa non fosse di loro competenza.


A nostro avviso una grande vittima della pandemia è stata la scuola, per cui l’istruzione, con ripercussioni che si riveleranno gravi col passare del tempo. La scuola deve essere pubblica, laica e solidale. I continui tagli in atto, e i vergognosi finanziamenti alle scuole private rischiano di renderla sempre più misera, elitaria e classista.
Invece le drammatiche ripercussioni dei tagli e dell’erosione della sanità pubblica abbiamo già potuto vederle tutti l’anno scorso. 

Se dobbiamo imparare a convivere con il virus, dobbiamo anche imparare a gestirlo dal basso, per non rischiare di perdere le libertà fondamentali e vedere repressi gli aneliti di autorganizzazione che investono i vari campi della vita e della società. 

Restiamo umani anche davanti alla pandemia, per recuperare la solidarietà e il senso di comunità e non rinchiuderci nelle case, soli, a respirare la paura.

Ora e sempre Resistenza!

Circolo Culturale Anpi Ispra



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